THREE GENERATIONS

INTRA- ENRICO

Codice EAN

8032050016146

Etichetta

ALFAMUSIC

Data di pubblicazione

16/09/2016

In Stock

13,92

Disponibile

Questo eccezionale trio riunisce tre differenti generazioni di musicisti italiani di jazz, tutti in piena attività nella scena contemporanea, che negli ultimi quattro anni si sono periodicamente incontrati in concerto aggiornando costantemente il repertorio e il modo di fare musica insieme. Ciò che accomuna questi tre formidabili musicisti è il gusto per l’avventura musicale e per l’improvvisazione, anche quella totale, spesso lontana dal classico linguaggio idiomatico del jazz moderno, cioè un terreno in cui riescono a trovare un percorso comune un artista di ottant’anni quale Intra, il cui contribuito alla storia del jazz in Europa è frutto di una impressionante progettualità, un musicista della generazione dei cinquantenni come Paolino Dalla Porta, che ha vissuto da protagonista il rinascimento del jazz nel nostro paese dalla fine degli anni settanta a oggi, e Mattia Cigalini, jazzista ancora nei suoi vent’anni, ma già così maturo da potersi indicare come una delle nuove personalità del jazz europeo. Questa comune propensione al superamento dei vecchi modi di esprimersi in favore di un’avventurosa ricerca linguistica li porta ad affrontare l’estetica del jazz da un punto di vista europeo e contemporaneo, nel quale i “materiali” americani e la memoria degli stili storici sono soltanto un sedimento culturale, ormai trasformato dall’uso di altre influenze, di differenti maniere di pensare il jazz. La propensione per il dialogo improvvisato li porta poi a prediligere la dimensione concertistica della musica piuttosto che lo studio di registrazione e così, non casualmente, hanno deciso di testimoniare la loro musica attraverso un album live, registrato in concerto al Piccolo Teatro Strehler di Milano nell’anteprima della diciottesima edizione di Jazz al Piccolo. L’ascolto evidenzia quanto il trio sappia respirare all’unisono, realizzando la musica in maniera realmente collettiva partendo dalle nuove composizioni di Enrico Intra, costituite da cellule tematico-ritmiche in cui si ritrova la qualità tipica delle migliori pagine del jazz: possedere una forte identità, ma essere aperte alle trasformazioni, agli sviluppi, alle trasfigurazioni che giungono dalla perfomance. Liriche, meditative, percussive, astratte, le brevi cellule che Intra ha proposto fanno da guida, da faro a un percorso basato sul loro sviluppo nella pratica relazionale dell’esecuzione jazzistica, sia essa realmente legata all’improvvisazione intesa come aggiunta di elementi completamente nuovi, ma compatibili con l’idea di base, oppure all’estemporizzazione, concepita come variazione di qualsiasi genere allo spunto di partenza, ma anche alla composizione estemporanea collettiva, cioè allo sviluppo della logica compositiva applicato all’assunto iniziale. Questi motivi (a cui sono stati aggiunti dei brani in solo di ognuno dei tre protagonisti) sono pensati per creare specifici climax narrativi e favorire un approccio peculiare al materiale di partenza. Si tratta di temi in cui è assente l’armonia funzionale, quella che avrebbe portato la musica verso un fraseggio convenzionale, nei quali si evidenziano un’ampia gamma dinamica, nella quale si passa dal sussurro sino a picchi di grande intensità, e una sorprendente ricchezza di figurazioni ritmiche. I musicisti operano quindi sui pieni e i vuoti, il silenzio e la pienezza sonora, usando tutto il possibile spettro dinamico e, al tempo stesso, sviluppando al più alto livello l’ascolto reciproco, la capacità di costruire musica attraverso un interplay “strutturale”, in grado di indirizzare il percorso e anche il significato della musica. Il rigore lirico richiesto ai musicisti porta a una fortissima coerenza interna e dimostra, ancora una volta, che tanto meno è generico il materiale di partenza, tanto più la fantasia si può sviluppare coerentemente, certo libera, ma non anarchica e aleatoria, quindi portatrice di una specifica identità. Tutta la grande arte rifiuta infatti la manieristica adesione a modelli idiomatici che, anche se ripetuti in modo creativo, sono pur sempre costruiti su schemi anteriori, e nel nostro caso dimostra che la composizione può guidare efficacemente lo sviluppo equilibrato dell’invenzione estemporanea piuttosto che soffocarla. Certo, c’è composizione e composizione, e questi temi di Intra riescono a unire il massimo di identità possibile in pagine scarne, brevi, in fondo visionarie in quanto altro non sono se non, appunto, immagini fugaci capaci, però, di fissarsi nella memoria.
Intra le affronta con quel gusto per la sottrazione, per l’essenzialità assoluta che lo contraddistingue, Dalla Porta le esplora a fondo attraverso un forte pensiero analitico, Cigalini tende ad addolcirle attraverso la sua innata vena melodica (ma senza esagerare, senza rischiare un approccio tonale che sarebbe disastroso). In questo contesto i tre strumenti si muovono in modo completamente paritario e rendono sorprendente, comunicativa e coinvolgente questa musica, allontanandola da qualsiasi routine.

1) CELLULA A 1’42
2) CELLULA B 2’51
3) CELLULA C 6’22
4) CELLULA D 2’32
5) CELLULA E 2’29
6) CELLULA F 3’27
7) CELLULA G 4’05
8) CELLULA H 2’07
9) CELLULA I 4’24
10) CELLULA L 2’11
11) CELLULA M 2’19
12) CELLULA N 3’52
13) CELLULA O 3’28
14) CELLULA P 1’48
15) CELLULA Q 1’37
16) CELLULA R 2’53
17) CELLULA S 2’26

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