Poche opere sono pietre miliari della letteratura pianistica – e della musica in generale – come le trentadue Sonate per pianoforte di Beethoven. E poche Sonate di Beethoven possono vantare uno status paragonabile a quello delle sue ultime tre opere. Non sono solo belle, magistrali, toccanti; segnano anche un momento nella storia della musica per pianoforte che divide nettamente ciò che è venuto prima da ciò che è venuto dopo. L’op. 109, con il suo incipit ingannevolmente semplice, il suo brillante Prestissimo e il maestoso Tema con Variazioni; l’op. 110, che forse rappresenta un ritratto della vita di Cristo (con il tenero primo movimento e l’alternanza di tragedia e grandezza nella Fuga conclusiva); l’op. 111, con la potente tragicità del primo movimento drammatico e l’incanto ultraterreno dell’Arietta: questi tre capolavori sono un vero e proprio spaccato dell’anima di Beethoven.