Si studiano gli antichi maestri, non perché essi siano antichi ma perché essi sono nuovi, annotava sul finire del XIX secolo Luigi Torchi, uno dei padri della musicologia italiana. Alla voce maschia di Giovanni Pierluigi da Palestrina, al divinissimo Claudio Monteverdi e soprattutto al sommo Girolamo Frescobaldi, si ispirava infatti un «rinascimento musicale» inneggiante all’italico genio e alla sua feconda natura artistica, non esente da riflessi nazionalistici. Tra i tanti musicisti che si dedicarono alla riscoperta e alla divulgazione dei maestri del passato, primeggiarono l’organista Marco Enrico Bossi, il violinista Mario Corti, i pianisti Felice Boghen e Mario Vitali e il compositore Ottorino Respighi. Dagli antichi Maestri, gli italiani trassero anche ispirazione per sperimentare nuovi idiomi compositivi permeati di sapore neoclassico, nel segno delle memorabili parole di Giuseppe Verdi: tornate all’antico e sarà un progresso. Se dal punto di vista esecutivo molto raramente si avvertì la necessità di usare strumenti d’epoca e pressoché ignorata fu l’applicazione di adeguate prassi esecutive, è altrettanto vero che il testo musicale venne letto e restituito in modo tutt’altro che sterile. Sfumature dinamiche, diteggiature stabilite per ricavare precisi fraseggi, indicazioni agogiche, integrazioni di note e orchestrazioni, ri-crearono le antiche partiture metamorfizzandole in sorprendenti prospettive. Dalla sua originale essenzialità, la pagina antica rinasceva dilatata grazie anche alla potenza del violino moderno, alle suntuose sonorità del pianoforte, alle nuove risorse dell’organo riformato e all’illimitata tavolozza sonora dell’orchestra sinfonica moderna. In sostanza, ciò che oggi è da taluni ingiustamente giudicato arbitrario, rappresentava l’esito di uno dei doveri del musico stabilito ab antiquo che lo portava ad intervenire sulla pagina con una libertà sconfinante nell’atto creativo, integrando il pensiero del compositore con nuove prospettive timbriche e persino aggiungendo ulteriori elementi nell’immaginifica dimensione dell’improvvisazione.
Ottorino Respighi (1879-1936)
1. Ciaccona per violino, organo e archi [da Tommaso Vitali]
Arcangelo Corelli (1653-1713)
2. Pastorale per violino e organo
Giovanni Tebaldini (1864-1952)
3. Fuga in sol minore per archi e organo
Antonio Vivaldi (1678-1741)
4. Largo in re minore per violino e organo
Pietro Locatelli (1695-1764)
5-9. Sinfonia Funebre composta per l’esequie della sua Donna […]
per archi e organo
Antonio Vivaldi (1678-1741)
10. Largo in do minore per violino e organo
Tomaso Albinoni (1671-1751)
11. Adagio per organo e archi
Cardenio Botti (1890-1973)
12. Elegia in mi minore per violino e organo