THE STUFF DREAMS ARE MADE ON
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Dino Betti van der Noot ha esplorato sin dai suoi inizi nella composizione jazz un continuo ritorno all’antico misurato nella matrice del contemporaneo. Per sua scelta esclude il passato prossimo del be bop degli anni Quaranta in poi, per guardare invece al passato remoto degli anni Venti, che catapulta in un continuo flash back nella sua sperimentazione artistica. Come dire, il compositore si muove su due piani: un’ammirazione per certi artisti del passato e uno sguardo alle ricerche più avanzate d’oggi. Per esempio, il primo brano, The Stuff Dreams Are Made On, contiene un’anima blues nella trepidazione delle note del vibrafono, che a loro volta evocano il sax tenore di Sun Ship di John Coltrane nell’intonazione di un Do minore. Oppure, nel secondo brano, Our Heavenly Land, un insieme strumentale di assoli di fiati incalza in un’atmosfera contemporanea, verso le sonorità di Sun Ra. Mentre nel terzo, Moonscape, è di nuovo Coltrane a comparire con il suo brano Spiritual, in un crescere continuo di sonorità sempre più intense. Il quarto brano, Just to Amuse a Muse, suggerisce invece Duke Ellington in
chiave blues e, oramai, Stan Kenton è lontano. Ritorna il contemporaneo in Not Merry Not Sad, che chiude l’album, dove gli echi acustici suggeriscono una musica emozionale dai due volti, l’uno trasognato, che ispira anche il titolo shakespiriano dell’album, e l’altro lieto. Michele Mannucci
1. The Stuff Dreams Are Made On 8:28
2. Our Heavenly Land 13:15
3. Moonscape 10:31
4. Just to Amuse a Muse 7:34
5. Not Merry Not Sad 11:21