MOZART: PIANO SONATAS
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Nel ricco panorama della produzione sonatistica mozartiana, le tre Sonate eseguite in questo CD sebbene consecutive per data di composizione, spiccano per originalità e si differenziano per aspetti di contenuto, struttura ed invenzione timbrica. Composta nel 1778 a Parigi, la Sonata K. 310 viene spesso associata dai biografi al periodo difficile seguito alla morte della madre. Scritta in tonalità minore, più rara in Mozart, essa è emblema di quel dramma profondo e tutto personale causato sia dal vuoto affettivo di una perdita sia dal disagio dovuto ad una mancata affermazione artistica nell’ambiente parigino. L’uso di elementi ritmici ostinati, accostati a forti dissonanze, conduce ad una culminazione drammatica nello sviluppo del primo e del secondo movimento, evidenziando già una caratteristica propria della forma-sonata romantica. Anche il terzo movimento, in forma di Rondò, insiste su un tema la cui linea melodica, agitata e ansimante, tende a richiudersi in se stessa, senza trovare pace. Unica oasi la sezione centrale in La maggiore, ove una melodia semplice ed evocativa sembra quasi ricondurci a un’infanzia felice, un motivo legato forse al ricordo della madre.
La Sonata K. 330, completata nel 1783, si discosta per carattere e positività dalla sonata in La minore ed è oggi tra le sonate mozartiane più frequentate nei programmi da concerto. Facile dal punto di vista meccanico-esecutivo, ma tutt’altro che semplice nella sua rappresentazione estetica, è una vera perla rara che richiede all’interprete una grande naturalezza nel fraseggio e la capacità di saper raggiungere rari momenti d’intima profondità, che non mancano di sorprendere l’ascoltatore, suggerendo uno sguardo verso l’infinito, come nella sezione centrale in Fa minore dell’Andante Cantabile. Dal carattere solare del primo movimento al tono umoristico e beffardo del terzo movimento (entrambi in forma-sonata) la K. 330 si chiude con un inaspettato ultimo interrogativo sottolineato da una brevissima fermata sul sesto grado, quasi un momento di dubbio inaspettato e serio che però, dopo un attimo di pausa, scioglie con fierezza ogni apparenza e riporta al carattere spensierato e ormai pieno di una gioia irrefrenabile coi tre accordi finali.
La Sonata K. 331, coeva alla K330, è un raro caso di una Sonata che non ha nessun movimento in forma-sonata, elemento che consente al compositore una maggiore libertà formale. La K. 331 si apre infatti con un tema (“Andante Grazioso”) e 6 variazioni. Il tema suggerisce l’idea di una ninna nanna, grazie al suo andamento cullante, che subisce inevitabili trasformazioni nelle variazioni e permette a Mozart di giocare molto sull’invenzione timbrica e coloristica: l’uso delle ottave legate presente nella terza variazione in modo minore, nella quarta variazione l’incrocio delle mani evidenzia il dialogo timbrico tra il basso e la voce più acuta della melodia gestito dalla mano sinistra, mentre un disegno centrale affidato alla mano destra fa da collante. Due soli i cambi di tempo indicati da Mozart: l’Adagio alla quinta variazione e l’Allegro alla sesta. Il tutto senza mai cadere nella frammentarietà ma offrendo invece all’interprete la possibilità di creare un unico grande movimento di vaste proporzioni, ma comunque compatto. Al secondo movimento si passa senza traumi, se non fosse per il cambio di forma (Menuetto e Trio): la tonalità rimane la stessa. Ritroviamo, nel Trio, l’incrocio tra le due mani, quasi a sottolineare un’elegante alternanza sulla scena di due personaggi: uno femminile ed uno maschile. Il terzo movimento “Allegretto. Alla Turca” è sicuramente uno dei brani più popolari del repertorio pianistico. In forma di Rondò, nella tonalità di La minore, offre una continua alternanza tra modo minore e modo maggiore, una sezione centrale in Fa diesis minore, ed una Coda finale pure nella tonalità di La maggiore, quasi a coronare un percorso strutturato senza soluzione di continuità, come un grande arco di unico respiro dalla prima all’ultima nota della composizione. Non mancano le invenzioni timbriche per simulare l’uso di percussioni nella marcia, che, ai tempi di Mozart, con uno strumento adeguatamente attrezzato, si potevano realmente attivare grazie a un pedale aggiuntivo.
L’Adagio in Si minore K. 540 (Vienna, 1788) è una tra le opere più profonde e spirituali del compositore salisburghese. Mozart utilizza la forma-sonata e un linguaggio enigmatico, toccando tonalità lontanissime, contrasti dinamici netti, uso di sforzati, dissonanze e andamenti cromatici. Un senso d’instabilità esistenziale si avverte in tutta la composizione e solo nella coda conclusiva in Si maggiore si ritrova la serenità e la tanto ricercata risposta finale ai grandi interrogativi della vita.
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