L’esibizione del Jazzfest Berlin del 2022 del venerato cantautore iconoclasta Peter Brötzmann, dell’adepto marocchino Gnaoua Majid Bekkas che suona il guembri a due corde con la pelle di cammello e del batterista di Chicago Hamid Drake, documentato come Catching Ghosts, è storica. È un ritorno all’esibizione dell’81enne Brötzmann dopo che anni di pandemia hanno colpito la sua salute e ricorda i suoi precedenti incontri con Gnaouan, come The Catch of a Ghost (2019) con il maestro guembri Maâlem Moukhtar Gania e un incontro del 1996 con Maâlem Mahmoud Gania al Music Unlimited Festival austriaco (Hamid era presente entrambe le volte). È anche un trionfo dell’universalismo musicale, realizzato sul momento senza nemmeno una prova, dimostrando che le interazioni spontanee “libere” possono trascendere le linee culturali, traendo ancora potere da tradizioni secolari. Ascoltare il suono del sassofono, del clarinetto e tárogató come convocazioni e dichiarazioni, sentire i tamburi risvegliare impulsi interiori, il tutto legato insieme, e una voce che sottolinea l’immediatezza delle canzoni. Ma non bisogna commettere errori: la vitalità e la credibilità della musica sono guadagnate da decenni di pratica dei suoi musicisti, dallo studio del patrimonio musicale lungo tutta la loro carriera e l’abbraccio del paradosso che il passato deve essere nuovamente reinterpretato.
1. Chalaba2. Mawama3. Hamdouchia4. Balini