DAJALOO
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Dajaloo è una parola della lingua Wolof, una delle innumerevoli lingue africane. Significa “essere simili, stare insieme”. La musica di questo disco è il risultato di un viaggio, quello verso il Senegal, e di un incontro, quello con alcuni formidabili percussionisti senegalesi. Soprattutto, è il frutto del desiderio del sassofonista Pietro Tonolo di approfondire il suo crescente interesse per la cultura africana, esplorandone la musica. Una musica dalla grande complessità ritmica, che ha nella sua poliritmia un significato molto più profondo che in qualsiasi altro luogo del mondo, poiché implica la capacità di inserirsi armoniosamente in un contesto, perseguendo l’obiettivo primario di ottenere un risultato globale piuttosto che l’affermazione individuale. Nell’illustrare questo lavoro discografico, dedicato ad Alex Bottoni, scomparso dopo aver dato il suo insostituibile contributo a questa musica, Tonolo sottolinea il significato della poliritmia nella musica africana. «Non è un caso che l’aspetto (poli)ritmico sia così prominente nella musica dell’Africa, terra dove la connessione tra esseri umani, ma anche tra uomo e natura, ha mantenuto intatta la sua forza. Ogni evento assume valenze diverse a seconda della sua disposizione nel tempo: parole e azioni potenzialmente positive possono diventare negative se pronunciate/compiute al momento sbagliato (e viceversa). La vita, in altri termini, è una questione di ritmo, e se lo è la vita figuriamoci la musica, che riorganizza lo scorrere del tempo in modo così intenso. La storia ha voluto che un incontro cruciale tra musica e culture africane ed europee avvenisse in un terzo continente (l’America), in circostanze talvolta molto drammatiche; da quel momento la musica non è più stata la stessa, e alla luce di questi sviluppi (che tra l’altro hanno prodotto il jazz…) abbiamo pensato di cercare una via per un incontro tra Africa e Europa».
“Dajaloo” esprime tutto questo in undici tracce originali e le riletture di African Flower di Duke Ellington e Dakar di Teddy Charles, resa celebre da John Coltrane. Tredici brani che celebrano l’affinità musicale tra quattro eccellenti musicisti italiani come Pietro Tonolo, Giampaolo Casati, Roberto Rossi e Giancarlo Bianchetti e quattro validissimi percussionisti guidati dal senegalese Dudu Kouate, attivo da diversi anni sulla scena musicale italiana ed europea.