A metà degli anni Cinquanta Sonny Rollins era già noto come una delle figure più importanti del jazz. Nonostante il successo Rollins ha dovuto affrontare lo spettro del razzismo quando ha tentato di affittare un appartamento a New York. «Avevo tutte queste belle recensioni, articoli di giornale e copertine – spiega Rollins – In quel momento la cosa mi colpì molto: cosa significa quel successo se alla fine ero ancora un negro, per così dire? Questa è la ragione per cui ho scritto la suite». La composizione a cui si riferisce è la famosa “Freedom Suite”, un pezzo di diciannove minuti che vede Rollins accompagnato solo da basso e batteria. Era il primo esplicito brano strumentale di protesta della musica jazz e le sue intenzioni erano speigate nelle note di copertina scritte dallo stesso Rollins. Il pezzo fece scalpore, anche troppo per la Riverside Records che decise di ripubblicare la registrazione col titolo “Shadow Waltz” e con altre note di copertina.
Side A
1. The Freedom Suite 19:35
Side B
1. Someday I’ll Find You 4:40
2. Will You Still Be Mine? 2:58
3. Till There Was You 5:00
4. Shadow Waltz 4:16
5. What’s My Name? 3:49*