HEART & SOUL
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E’ da molto che seguo Stefano Sabatini con interesse e curiosità; già alla fine degli anni ’90, recensendo un suo album, ebbi modo di esprimere valutazioni assai positive sulla statura complessiva dell’artista. Ovviamente gli anni non passano invano ed ecco quindi Sabatini riproporsi al pubblico degli appassionati con questo nuovo album ( il settimo da leader ) che rappresenta, probabilmente, il punto più elevato della sua maturazione di uomo e jazzista a tutto tondo. Senza alcun problema o falso pudore a svelare la sua anima, Stefano propone un repertorio che la dice lunga sul suo modo di vedere ed intendere la musica: degli otto pezzi presenti nel CD, Stefano ne ha composti ben sei cui ha aggiunto uno straordinario evergreen Bill Evans, “Turn out the Stars” e un pezzo tratto dal pop italiano, “L’arcobaleno” riveduto e corretto con grande sensibilità. Comunque, se si vuole avere un’idea precisa di quella che è l’attuale cifra stilistica di Sabatini, basta ascoltare con attenzione il brano che dà il titolo all’intero album. Si tratta di una ballad, “Heart & Soul” in cui appare evidente il desiderio di ricercare la bellezza della linea melodica, e questo desiderio, questo obiettivo lo si riscontra in tutte le composizioni e anche nei due arrangiamenti. Insomma, andando contro una certa corrente che sembra rifuggire da qualsivoglia ricerca melodica, Sabatini compie un’operazione esattamente opposta: bandisce dal suo pianismo ogni tentazione virtuosistica fine a se stessa ( pur avendone i mezzi ) e si gioca la partita soprattutto sul lato della valenza compositiva, potendo contare su una tecnica sopraffina che gli consente di sorvolare su inutili ghirigori. Ed in effetti molto curata appare l’esecuzione. Il trio, che può contare ormai su una eccellente intesa cementata da tanti anni di fattiva collaborazione, si muove all’unisono, l’uno perfettamente conscio di ciò che l’altro sta sentendo e suonando. Di qui un flusso sonoro straordinariamente omogeneo in cui gli strumenti si integrano alla perfezione all’interno di un jazz moderno ma caratterizzato da indubbia eleganza, un jazz a tratti grintoso, a tratti lirico se non addirittura onirico, che riesce, comunque a trasmettere al pubblico le emozioni degli interpreti. In tale contesto Luca Pirozzi alle volte fa letteralmente” cantare” il suo basso che dialoga alla pari con il pianoforte mentre il sostegno ritmico di Pietro Iodice è puntuale, preciso, trascinante senza essere invadente….insomma una vera lezione di batteria. Dal canto suo Sabatini, come si accennava, evidenzia una maturità ormai consolidata. I suoi brani sono tutti ben costruiti, con un solido senso architettonico, una ricercata linea melodica e impreziositi, sul piano degli arrangiamenti, da soluzioni armoniche tutt’altro che banali. Dal punto di vista esecutivo, il suo pianismo si caratterizza per la modernità del linguaggio pur legato alla migliore tradizione jazzistica, per il fraseggio quanto mai fluido, per l’assoluta padronanza delle dinamiche, per un tocco che sa essere, alla bisogna, energico o leggero e per l’estrema facilità improvvisativa che gli consente un perfetto equilibrio tra parte scritta ed improvvisata.Gerlando Gatto
1. Sweet and Tender2. Ups and Downs3. Heart and Soul4. Mr F5. Magic Rainbow6. Turn Out the Stars7. Mirrors8. Intro [L’Arcobaleno]