HERITAGE
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A dispetto della giovane età (non arrivano ai trent’anni), i due componenti dei Sùl Ad Astral hanno già ben tre full-length alle spalle, e quest’estate rilasciano questo “Heritage”, un EP di venti minuti composto dall’unica canzone che dà il titolo al lavoro. Divisi tra Nuova Zelanda e Stati Uniti, Stephen Fortune (chitarra, basso e programmazione) e Michael Rumple (voce e testi), suonano la loro musica in maniera assolutamente passionale e certosina, riproponendo sicuramente una miriade di ascolti all’interno del proprio calderone musicale. A dispetto della durata, anche questo “Heritage” è un brano assolutamente godibile e non stazionario, e nel suo incedere si richiama senza mai rimanere fisso in se stesso, varia e muta senza mai perdere il filo del discorso, e per tutta la durata dell’ascolto restiamo interessati e attenti, consci di cosa stiamo ascoltando. Non è poco, soprattutto piroettando su una base progressive che si libra all’interno di divagazioni prettamente post-black, senza nascondere forse vaghe intenzioni ariose e atmosferiche (da stilizzare con più cura), per staccarsi dalle ispirazioni e acquisire una propria forma personale; i nomi che ci vengono alla mente cercando possibili paragoni sono quelli di Alcest ed Harakiri For The Sky. La componente tecnica è interessante, e la bravura dei Sùl Ad Astral sembra proprio ricadere nella coscienza di ciò che hanno tra le mani in fase di composizione; si pone un accento importante infatti negli arrangiamenti, nella scrittura delle parti, nella capacità di creare momenti essenziali ma gustosi e di sapere come sfruttare al meglio il materiale a disposizione, e lo stesso approccio vocale si bilancia e funziona perfettamente tanto nelle sferzate in scream quanto nelle aperture clean. Resta un lavoro con una certa aria ‘nerd’, scritto in cameretta, che non riusciamo a immaginare riproposto live, e che dunque può avere qualche limite se non si è troppo affini a musica che nella sua eleganza resta e suona come un ascolto da stanza, ma al netto di tutto non possiamo che guardare ai Sùl Ad Astra con simpatia e ammirazione. Non trascendentale, ma un buon ascolto.
01. Heritage