Fra le pratiche che caratterizzano il panorama musicale europeo della seconda metà del XVIII secolo il proporre musica con due esecutori alla medesima tastiera rappresenta di certo uno dei casi più particolari e, per alcuni aspetti, significativi. L’esecuzione di un brano a quattro mani sulla tastiera di un clavicembalo o di un fortepiano può costituire un’immagine esemplificativa della direzione che parte della musica della seconda metà del Settecento si accinge ad imboccare, una destinazione salottiera, conviviale, educativa, in cui la qualità compositiva convive con l’intento di assecondare i nuovi gusti “galanti” dell’aristocrazia, nonché le esigenze della nascente borghesia. Il genere “a quattro mani” diviene, in questo senso, uno dei luoghi ideali per l’espressione del nuovo sentire musicale, in cui la ricerca della cantabilità, attraverso una melodia estesa e supportata da accordi arpeggiati o spezzati, trova nelle raddoppiate possibilità offerte dalla particolare pratica motivo di ampliata espressività, dovuta ad un maggiore sfruttamento dell’estensione della tastiera e, nel caso di un’esecuzione al clavicembalo, conferita dalla possibile ricerca di inesplorati colori e contrasti permessa dall’accresciuta opportunità di “mescolare” i registri. Avvalendosi di una copia storica del famoso cembalaro Martin Sassmann, Alberto Firrincieli e Mario Stefano Tonda eseguono il singolare repertorio che vede protagonisti Nicolò Jommelli, Muzio Clementi e Giovanni Maria Rutini, che rispecchiano in queste composizioni le loro differenti peculiarità.
Niccolò Jommelli (1714-1774)
1-3. Sonata à quatre mains sur un Clavecin
Muzio Clementi (1752-1832)
4-5. Duo pour le clavecin op. 3.1
6-7. Duo pour le clavecin op. 3.2
8-9. Duo pour le clavecin op. 3.3
Giovanni Maria Rutini (1723-1797)
10-12. 12 Divertimenti per Cimbalo à 4 Mani
Muzio Clementi (1752-1832)
13-15. Duo pour le clavecin op. 6