KAVANAH

OVADIA MONI

EAN cod.

8015948300022

Label

PROMO MUSIC

Publication date

22/04/2005

In Stock

15,94

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La Toràh racconta che l’universo è stato creato dalla parola del Santo Benedetto: “Disse luce e luce fu”. Lo strumento della creazione è la voce dell’Onnipotente. La creazione è dunque un fenomeno acustico così come in seguito lo sarà la rivelazione ad Abramo prima, a tutto il popolo ebraico poi, nel deserto del Sinai: “Avete udito una voce, solo una voce”. Dio si manifesta con una voce ed è la sua parola parlata che consente sia la creazione, sia la rivelazione. Che differenza c’è fra la parola scritta che custodisce il patto e la legge, e quella parlata che crea e rivela? La risposta è semplice anche se non evidente: il suono, il canto. Il canto conferisce dunque statuto generativo alla parola. I maestri della cabalàh, la mistica ebraica, osservano che la prima parola della Torah, “in principio” – bereshit in ebraico – contiene uno straordinario anagramma: taev shir, voluttà di un canto. Si può poeticamente affermare con i cabalisti, che il mondo è stato creato per la voluttà di un canto. I cabalisti ci segnalano anche che l’ultima parola del pentateuco, la legge biblica, israel, contiene un ulteriore potente anagramma: shir el, canto a Dio. Come una culla, il canto culla la legge. Il canto è lo strumento principe della comunicazione interiore, il canto è la prima gemmazione della nostra identità quando appariamo alla luce uscendo dal ventre materno. Ancora non vediamo, non sentiamo, eppure già cantiamo, urliamo il nostro hinneni, il nostro “eccomi” e, vagito dopo vagito, vocalizzo dopo vocalizzo, sillaba dopo sillaba, conquistiamo la lingua mettendoci in cammino per il canto. In seguito perderemo la grazia di quel canto interiore perché saremo imprigionati in un contesto di apprendimento burocratico e rigidamente normativo. La cantoralità ebraica, khazanuth, una delle grandi arti della spiritualità monoteista, ci consente di riprendere il viaggio nei territori profondi dell’animo umano dove si manifestano le pulsioni primarie a costruire senso nelle proprie emozioni e nelle strutture profonde del sentimento. Per questo lo strumento interpretativo più importante del cantore è la kavanàh, la partecipazione, l’adesione al canto come dialogo intimo con l’urgenza del divino in presenza come in assenza. “Kavanah” è l’atteso album di Moni Ovadia dedicato ai canti tradizionali ebraici, arricchito da una preziosa confezione anche contenente un sostanzioso booklet di 36 pagine con testi in ebraico ed italiano.


1. Per il Padre Re2. Il Misericordioso requiem3. Ascolta la mia voce4. Padre dell’universo5. Lekhà Doydì6. Variazione modale7. Inno8. Variazioni per un ritorno9. Rapsodia tzigana per lo Yom Kippur

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