LOVE,PEACE AND JAZZ
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Un pezzo di storia della musica jazz, dal momento in cui, giovanissimo, entrava a far parte del celebre gruppo di Miles Davis nei primi anni ‘70, Al Foster è oggi uno dei più influenti batteristi di questo genere. Con il suo tocco felino ma sonoro, il drummer afroamericano è annoverato fra gli interpreti più sensibili e moderni degli ultimi decenni. Figlio di un contrabbassista, Aloysius – questo il suo nome di battesimo – incide per la Blue Note neppure ventenne nel quintetto del trombettista Blue Mitchell. Nel famoso “Cellar” ha luogo l’incontro con il già leggendario Miles, il quale lo scrittura subito avvalendosi delle sue bacchette in album storici quali Big Fun, On the Corner, Get up with It, Dark Magus e il binomio Panghea e Agharta, fino al ‘75, anno del ritiro forzato. Ma quando negli anni ‘80 Davis è in grado di riprendere l’attività, Foster torna a marcare le scansioni nei dischi del ritorno, Man with the Horn, We Want Miles, Star People, Decoy, You’re under Arrest, fino ad Amandla, l’ultima incisione del nume nero del jazz con la sua regolare formazione. Fra le sue collaborazioni più recenti, da segnalare quelle con Sonny Rollins, Red Garland, McCoy Tyner e Joe Henderson. Ma la sua fantasia ed il “drive” vigoroso si esplicano al meglio insieme al quartetto che dal ‘97 vede Foster attorniato da giovani e brillanti jazzisti: il sassofonista israeliano Eli Degibri, che dopo il debutto discografico con Herbie Hancock, segue Foster fin dagli esordi del quartetto, il pianista Kevin Hays che subentra ad Aaron Goldberg nel ‘99, il contrabbassista Douglas Weiss, che oltre che in questa formazione si è distinto anche con Brad Mehldau, nonché al fianco di figure del calibro di Toshiko Akiyoshi, Lee Konitz, Chriss Potter, ed altri nomi di rilievo. Con tali prestigiosi musicisti l’eclettico batterista ha suonato ovunque nel mondo, dalle sale concerto europee ai piccoli club, fino al rinomato Village Vanguard di New York, in cui, a distanza di dodici anni dall’ultima incisione a suo nome, il presente lavoro discografico è registrato, per l’etichetta Jazz Eyes: sei brani dal vivo nella sacrale atmosfera del nuovo tempio del jazz newyorkese, comprendenti ESP e Blue in Green, due standard che sono significativo omaggio al jazz di tutti i tempi.
1. The Chief2. ESP3. Blue in Green4. Peter’s Mood5. Brandyn6. Fungii Mama