L’ultimo decennio dell’Ottocento e gli inizi del XX secolo vedono convivere in Italia, l’una contro l’altra armate, due generazioni di musicisti: quelli di formazione tardo-romantica che lasciano sulle scene capolavori unici come Cavalleria rusticana, Pagliacci, Andrea Chénier, Adriana Lecouvreur, con Giacomo Puccini a far da solido e glorioso portabandiera, e una schiera di compositori nati intorno al 1880 (appunto: la Generazione dell’Ottanta, quella di Pizzetti, di Respighi, di Casella, di Malipiero) che si impegneranno puntigliosamente a liberare l’Italia dall’oppressione melodrammatica e porla a livello delle grandi nazioni europee (Francia e Germania) dotandola di un importante repertorio di musica sinfonica, da camera, e di liriche vocali. Il quartetto Mitja e l’Orchestra Nazionale Artes – guidata da Andrea Vitello – interpretano il primo e l’ultimo dei quartetti di Malipiero e la Sinfonia detta «degli archi», tre opere fondamentali per capire quanto il recupero della tradizione sia determinante nell’estetica del Novecento Storico italiano.
Quartetto n. 1 “Rispetti e strambotti” [1920]
Quartetto n. 8 “Per Elisabetta” [1964]
Sinfonia n. 6 “Degli archi” [1947]
I – Allegro
II – Piuttosto lento
III – Allegro vivo
IV – Lento, ma non troppo. Allegro. Lento. Allegro. Molto triste.