MEDITERRANEAN COWBOY
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Terra e aria, ghiaccio e fuoco: un viaggio onirico tra scenari musicali contrastanti che si lambiscono in un continuum di musica colta e melodie più influenzate dalla tradizione popolare. Il progetto propone composizioni originali che guardano alla musica del nord Europa e al jazz contemporaneo come orizzonte alla ricerca di una relazione tra musica scritta e musica improvvisata, attraverso un linguaggio che attinge dal jazz. Quattro musicisti. Quattro modi di interpretare il mondo interiore e musicale. Un lavoro di sintesi estetica che trova in questo progetto un equilibrio mai scontato. Una proposta genuina, raffinata, coraggiosa.Distese, praterie, grand Canyon interiori attraversati dal vento del mediterraneo e dai canti della sua gente. Una musica che apre a territori sia in linea orizzontale che verso l’alto. E ’una sorta di visione spirituale. Il suono e l’intensità, la sorpresa e il pathos sono gli elementi che orientano questo quartetto.
Di musicisti in grado di catturare sonorità attuali e sofisticate ce ne sono, fortunatamente, sempre più ma restano davvero pochi quelli che allo stesso tempo sono capaci di integrarle con un concept potente, una visione progettuale d’insieme e una capacità di scrittura melodica importante. Roberto Bindoni è uno di questi e i musicisti che lo accompagnano in Mediterranean Cowboy sono i compagni di viaggio ideali per le sue avventure musicali “inquiete”. Da chitarrista, è una piacevole sorpresa scoprire un collega con un approccio creativo, originale e fresco come Roberto, con un linguaggio melodico e armonico accattivante e sofisticato. E come musicista, band leader e, non per ultimo, ascoltatore, spero che il quartetto di Bindoni resti “inquieto” per molti anni a venire e ci regali altri dischi di questo livello. Walter Beltrami
Già dalle prime note di questo disco si percepisce come il quartetto guidato da Roberto Bindoni sia un meraviglioso esempio di coerenza stilistica. Il parametro melodico è senza dubbio dominante, frutto di una ricerca costante di soluzioni tutt’altro che prevedibili. Ogni brano rivela una sfaccettatura diversa che ci conduce nell’esplorazione di un mondo sonoro dal forte impatto narrativo. E ancora una volta si smentisce l’idea che nelle produzioni discografiche recenti non vi siano più novità interessanti. Nel sottobosco del jazz molte anime continuano a ravvivare la fiamma che qualcuno dichiara ormai spenta da tempo. Roberto Bindoni è una di queste fonti di luce. Enrico Merlin
Trovo il disco “Mediterranean Cowboy” dell’ “Unquiet quartet” di Roberto Bindoni una proposta sincera e godibile. Le composizioni hanno proporzioni apprezzabili e suonano ispirate; il gruppo, inoltre, è affiatato. Ho apprezzato la cura nella scelta dei suoni di chitarra, con spunti senz’altro riconducibili a modelli prossimi e meno prossimi (da Bill Frisell a Walter Beltrami, passando per Jakob Bro), ma con una visione personale e uno stile asciutto e sempre pertinente. C’è ascolto tra i membri del quartetto e ci sono le dinamiche. Complimenti! Emanuele Maniscalco
1. Unquiet Place 6.35
2. Crask Inn 7.45
3. In Paths Unknown 7.09
4. Kamikaze 5.52
5. Closer View 7.50
6. Antigua 7.17
7. Encanto 5.40
8. Out of Nowhere 5.35
9. Liaison 6.12