Gioielli del pianismo settecentesco, ancora di più essi risplendono nelle versioni cameristiche volute dall’autore. Appena arrivato a Vienna, nel 1781 Mozart ebbe a definire Vienna come “la patria del pianoforte” tanto da risolversi velocemente a dare alle stampe una serie di propri concerti, di cui due tra quelli presentati in questo disco, sia nella versione orchestrale che nella riduzione “a quattro” di propria mano. Esempio quasi unico di rielaborazione cameristica autoriale di propri lavori, considerabili tanto quintetti con pianoforte quanto concerti, nessuna definizione formale potrà mai diminuire in alcun modo la luminosa bellezza che da secoli sprigiona da questi lavori. Piero Barbareschi, alla testa del Trio Hegel, regala un’interpretazione mozartiana di rara raffinatezza accompagnato dal Trio Hegel che riesce a ricreare nel proprio microcosmo quel sinfonismo e quel lirismo drammatico tipico delle partiture concertistiche e sinfoniche del compositore salisburghese, lasciando ammirare da ancora più vicino il genio naturale e sublime di ogni pagina.
Piano Concerto No. II in F major, K. 413 (K. 387a) 01. Allegro
02. Larghetto
03. Tempo di Minuetto
Piano Concerto No. 13 in C major, K. 415 (387b)
04. Allegro
05. Andante
06 Allegro (Rondeau)