NON PER UN DIO (MA NEMMENO PER GIOCO)
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A dieci anni esatti dalla morte, il mito De André appare più saldo che mai nella considerazione del pubblico. Allo stesso modo, e non certo per denaro quanto semmai per amore, sono tanti i musicisti e gli artisti che, considerandolo ancora e sempre “uno di loro”, non hanno mancato di rendergli omaggio in questo anniversario. NUVOLEINCANTO – che non è soltanto una band ma anche uno spettacolo nato per ricordare gli eroi di De André, realizzato con la regia di Lucio Diana e il contributo della voce recitante di Michele Di Mauro – si inserisce a pieno titolo in questo filone proponendo con il disco Non per un Dio (ma nemmeno per gioco) un originale percorso rievocativo. La formazione è composta da strumentisti che vantano un ampio bagaglio di esperienze e rispondono ai nomi di Fabrizio Cotto (chitarra e voce), Gigi Venegoni (chitarre), Piero Mortara (fisarmonica e pianoforte), Angelo Ieva (basso) e Fabrizio Gnan (percussioni). I brani di De André oggetto di interesse da parte del gruppo provengono soprattutto dagli album Non al denaro, non all’amore né al cielo (1971) e Fabrizio De André (Indiano) (1981) e, fermo restando il rispetto per le melodie, si possono ascoltare in versioni davvero particolari. È lo stesso Fabrizio Cotto a spiegare che nel disco «abbiamo costruito un percorso sui temi a lui [De André] più cari: l’amore, la guerra, la religione. Abbiamo rielaborato in chiave leggermente più rock, inventando ritmiche e arrangiamenti più consoni al nostro modo di suonare, molte canzoni della produzione precedente alla svolta etnica di Crêuza de mä» (“Sistema Musica”, n. 7, 2009).La canzone dell’amore perduto assume così i tratti della ballata pop, Franziska muta pelle e si colora di umori latinoamericani, La città vecchia viene rallentata dal suono di una fisarmonica dal puro charme francese, Geordie cambia decisamente aspetto abbandonando i suoi caratteri cinquecenteschi per travestirsi in un blues (acustico) dai toni caldi e coinvolgenti. Quasi sul finale dell’incisione, un’articolata introduzione pianistica di derivazione classica mette in moto una rimarchevole cover di Bocca di Rosa. Essenziale ma non semplicistico, assai prossimo allo spirito irrequieto di De André, molto curato nella produzione, Non per un Dio (ma nemmeno per gioco) si pone senz’altro come termine di paragone a venire per chi intenda intraprendere una rilettura dell’opera del cantautore genovese.