RIOT

La musica è un atto creativo che ci consente di esprimere noi stessi e di modellare la realtà secondo un punto di vista personale, un procedimento di libertà che però, spesso, nella storia ha voluto, o dovuto, assolvere a vari compiti: intrattenimento, celebrazione di vittorie, sconfitte, nascite, morti, ideologie, religioni e molto altro. Dal giullare di corte all’artista “maledetto”, dal conservatore all’innovatore, il musicista, e l’artista in generale, più o meno coscientemente, svolgono un ruolo “politico”, a prescindere dal genere scelto per esprimersi. Una canzone può risvegliare sentimenti e reazioni o può addormentare e appiattire i sensi di chi ascolta. “RIOT”, rivolta, ma anagrammato è “Trio”, o anche “Rito”, diversi modi per esprimere una idea di collettivo, attraverso la musica ma non solo. È l’incontro di tre musicisti che, tra i tanti progetti in cui sono coinvolti, hanno deciso di svilupparne uno che stimoli riflettere e a reagire in un momento, a loro avviso, particolarmente oscuro per quanto riguarda le prospettive future. I temi sono disparati, tra questi: violenza domestica (Suzanne Vega), violenza urbana (Stevie Wonder), rifiuto del “diverso” (Gianmaria Testa), guerra e sopraffazione (Leon Gieco), morte sul lavoro (Chico Buarque), inganni del potere (The Who), sfruttamento risorse del pianeta (Neil Young). Il racconto di “RIOT”, sintetizzando, è un atto di “rivolta”, non violenta, contro il male più grande: l’indifferenza. La lunghissima collaborazione, prima di Pietropaoli e poi di Bianchetti, con Gianmaria Testa, ha fatto sì che questo lavoro sia idealmente dedicato lui..