TWO CENTURIES

Red Hook Records presenta “Two Centuries”, la prima collaborazione registrata tra le venerate leggende del jazz Wadada Leo Smith e Andrew Cyrille, con l’emergente sperimentatore elettronico, compositore e batterista Qasim Naqvi. L’album è stato fortemente voluto dal fondatore della Red Hook Records Sun Chung (che all’epoca era il produttore di Cyrille per la ECM Records) e Naqvi, che ricorda; “Sun voleva parlare di un possibile progetto per un album con me e Andrew ai sintetizzatori. Questa è stata una proposta incredibile, dato che Andrew è stato uno dei miei primi professori alla New School negli anni Novanta e da allora ho idolatrato il suo modo di suonare. Mescolare il suo approccio alla batteria con il mio su un sintetizzatore modulare è sembrata un’opportunità musicale senza precedenti. Abbiamo anche discusso della possibilità di un terzo membro e ci è subito venuto in mente Wadada. È stato particolarmente significativo perché Wadada è stato anche un mio insegnante, quando ero uno studente alla CalArts”. Strumenti tradizionali ed elettronici si sono combinati nel jazz innumerevoli volte, ma “Two Centuries” si distingue come unico e fresco. Ciascuno del trio si fonde l’uno con l’altro, ma si distingue anche in modo indipendente, con tre voci molto distinte che si destreggiano senza ostacoli. La capacità di Cyrille e Smith di armonizzarsi con quelli che sono, in alcuni punti, suoni elettronici astratti e alieni, è una testimonianza sia della loro innata musicalità che del costante desiderio di innovare, qualcosa che è stato consapevolmente facilitato da Naqvi. “Sono entrambi maestri di sensibilità e moderazione e così compositivi nel modo in cui improvvisano. Volevo creare un sistema sul sintetizzatore che integrasse questi punti di forza. Il modulare, al contrario, può essere così caleidoscopico nella sua espressione. È anche un po’ instabile nella messa a punto e nella meccanica. Detto questo, le instabilità della macchina contribuiscono a renderla più umana. Ha fornito una certa fallibilità e ha reso le cose imprevedibili e, in definitiva, organiche all’interno di questo contesto di trio”.