BACH: HARPSICHORD SONATAS

Quando si parla di Bach e trascrizione, spesso si ricordano le grandi tradizioni otto e primo novecentesche, a scapito di una tradizione già ampiamente in voga proprio nel Settecento. Già Carl Philipp Emmanuel Bach utilizzava i lavori paterni rielaborandoli e trascrivendoli, in modo spesso molto libero aggiungendo e togliendo linee e armonie. In misura non dissimile Salvatore Carchiolo si mette al servizio della musica bachiana compiendo un’operazione assai inedita nel barocco contemporaneo, cioè portare sul clavicembalo alcune trascrizioni derivate da uno strumento come il violino avvalendosi tanto delle trascrizioni originali dell’epoca (come la BWV 1003 attribuita allo stesso J. S. Bach) e di arrangiamenti propri, completando le tre sonate che compongono il ciclo delle Sonate e Partite per violino solo. Un lavoro complesso che pone l’interprete di fronte a scelte tanto di stile quanto, in questo caso, compositive, risolte qui con l’acume e l’intelligenza derivate da anni di studi ed esperienza esecutiva. Prova è il confronto diretto con due trascrizioni, queste originali di Bach, di due sonate di Johann Adam Reincken poste a chiusura del disco che mostrano in maniera chiara non solo il valore di questo lavoro, ma soprattutto la fedeltà dell’interprete messosi qui a completo servizio della musica eseguita.