BAD HABEATS

JAZZ IT UP QUARTET

Codice EAN

8032050018072

Etichetta

ALFAMUSIC

Data di pubblicazione

30/03/2018

In Stock

13,92

Disponibile

Il JAZZ IT UP QUARTET nasce nel 2013, con l’arrivo del pianista Simone Colasante in un preesistente trio formato da Shanti Colucci (batteria), Marco Bruno (basso elettrico) e Vincenzo Totta (chitarra). I quattro musicisti, conosciutisi nelle aule del Saint Louis College of Music, intraprendono fin da subito un percorso di ricerca musicale che li ha portati fino alla realizzazione di “Bad Habeats”, loro disco d’esordio pubblicato dalla AlfaMusic. Il quartetto propone fin da subito un repertorio di standard e classici del jazz riarrangiati e riproposti in chiave moderna ed elettrica, creando un sound che accosta la tradizione ai ritmi e alle armonie del jazz moderno in un alternarsi di swing elettrico, tempi dispari, virtuosismo dei solisti e ritmi drum ‘n bass & progressive. Con il passare del tempo iniziano a prendere forma i primi brani originali che definiscono meglio il sound del gruppo, frutto della commistione dei suoni di strumenti acustici ed elettrici, dell’intrecciata tessitura ritmica e delle melodie evocative. Le più grandi fonti d’ispirazione per la creazione del repertorio contenuto all’interno di “Bad Habeats” sono state i viaggi intrapresi dai singoli musicisti, lo studio approfondito dei maestri della tradizione (John Coltrane, Thelonious Monk, Miles Davis, ecc.) e l’ispirazione fornita dai musicisti moderni e contemporanei (Tigran Hamasyan, Esbjörn Svensson, Ari Hoenig, Gogo Penguin, Kurt Rosenwinkel ecc.). Così gli strumenti vengono suonati con energia e dinamica creando un continuo dialogo fra di loro alimentato anche dall’irregolarità ritmiche e melodiche, dai tempi dispari e dalla ricerca di armonie originali e dal forte impatto emotivo. La padronanza di improvvisare e suonare sui tempi dispari, con armonie talvolta anche complesse, acquisita negli anni dai quattro musicisti viene richiamata con il gioco di parole presente nel titolo dell’album. Le “cattive abitudini” diventano così dei ritmi intricati su cui si sviluppano le composizioni e i riarrangiamenti, creando terreno fertile per le capacità espressive dei membri della band. L’aspetto solistico predominante e la ricerca di un linguaggio moderno che tenga comunque conto della tradizione, nonché l’apertura a diverse forme di contaminazione esterna, possono essere ritrovate lungo tutto lo svolgimento del disco.