CTRL Z
€13,92
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Ho avuto la fortuna di conoscere e intervistare molti musicisti durante la mia vita. Fabio Morgera mi ha da subito colpito per la sua franchezza e per la sua capacità di “non mandartele a dire”, uno col quale è difficile interagire se non si hanno idee e comportamenti chiari. Diciamo subito che questa sua attitudine in realtà è quella che, oltre ovviamente ad aver ispirato tutta la sua produzione precedente, viene fuori preponderante in questo suo lavoro con i NYCats probabilmente perché Fabio sta attraversando un periodo della vita in cui è forte l’esigenza di guardare a fatti che vanno oltre il semplice controllo della musica. Quello che sta accadendo nel mondo non può lasciarci indifferenti e Fabio, in questo favorito da una lente d’ingrandimento sviluppata durante la sua più che ventennale residenza newyorkese, non sta a guardare e esprime il suo punto di vista che è quello del musicista, ma soprattutto dell’osservatore critico. Proverò quindi brano per brano a comunicarvi quello che può lasciare ad un ascoltatore attento una musica come quella suonata in questo disco. Illegal Immigration Started In 1492 apre la tensione che si respira un po’ in tutto il disco con la tromba di Fabio che introduce, un po’ melanconica, una sequenza di sonorità africaneggianti quasi a prendere le distanze da quella che è poi diventata un invasione che ancora oggi ha le sue conseguenze nefaste. E Cristoforo Colombo con le sue caravelle ha dato l’avvio a quella che qui viene definita “immigrazione clandestina”. Prayer To The Microscopic Gods è un brano dalla religiosità intensa perché Dio, anzi gli Dei, sono dappertutto: nelle cose, negli alberi. Tutto è primordiale, anche l’uomo, e l’animismo attribuisce un’anima a tutti i fenomeni naturali ed è un’energia che pervade tutto l’esistente. Questo ci viene comunicato sottoforma di un piccolo mantra. Uno screzio con Borghezio la dice lunga sulla visione multietnica e multiculturale del trombettista, la cui mentalità cosmopolita lo porta a prendere le distanze, ovviamente non solo musicalmente, da qualsiasi forma di distinzione tra razze ed etnie. Com’è possibile affermare “l’Italia agli italiani” quando è dimostrato che nel nostro paese da sempre convivono popolazioni tra loro diversissime in quanto ad origine? Già il belpaese è la dimostrazione della società multietnica e multiculturale che è il futuro del mondo. Il tutto sotto forma di un divertissment strumentale di alto profilo. Thalassocentric è un brano liquido – si ha proprio l’idea della profondità del mare – in cui si va oltre la distinzione e contrapposizione tra eurocentrismo e afrocentrismo (da preferire all’eurocentrismo per la sua vicinanza alle vere esigenze dell’umanità) per riferirsi ad una visione maggiormente in equilibrio con il benessere dell’uomo. La vita è iniziata nell’acqua, da qui il termine talassocentrismo. Ius Soli (Dance Of The Tribes) auspica il momento in cui finalmente anche in Italia si riconoscerà la cittadinanza a chiunque nasca sul suo suolo. Quel giorno sarà un giorno di festa. E di danze. E’ un brano contro tutti i razzismi, leit-motiv della poetica di Fabio da sempre vicino, anche musicalmente, ad una musica che unisce piuttosto che dividere. Un intro di basso annuncia la tribalità di un brano che si evolve in maniera vagamente funkeggiante. Cessate il fuoco è pacifista nella sua estetica “negra” perché la guerra è il business più rivoltante che ci sia. Privatize This è contro le multinazionali alcune delle quali hanno lo scopo di privatizzare tutta l’acqua potabile disponibile sul pianeta ed è la ciliegina sulla torta, quasi drum’n’bass, per prendere le distanze dalle prevaricazioni e dalla volgarità. Si capisce quindi l’idea di intitolare il lavoro “Ctrl Z”, in pratica il comando che si da al computer quando si è sbagliato qualcosa e si vuole tornare indietro. La metafora è evidente: smettiamola di avvelenare il pianeta, finiamola con le disuguaglianze, i razzismi, con le guerre. Ridimensioniamo il consumismo e il capitalismo. Il tutto sottolineato da una musica piena di pathos e di tensione, coesa all’infinito. Fabio Morgera con i NYCats dimostra, se ce ne fosse ancora bisogno, di trovarsi a suo agio con i linguaggi musicali più disparati purchè però sia presente la componente afroamericana, una costante che ha accompagnato la sua estetica fin dagli esordi della sua carriera musicale. Di lui sentiremo ancora parlare. Nicola Gaeta