CZELESTE
€15,22
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I GATTAMOLESTA sono senza dubbio tra le migliori formazioni di (power) folk venute allo scoperto negli ultimi anni in Italia e Czeleste, la loro terza prova discografica dopo l’ep I pesci, i pani e gli esemplari e l’album Alla festa del brigante, ne è una conferma probante. Si tratta naturalmente di un folk atipico, irregolare e bizzarro, che tiene conto e interagisce con i suoni del mondo, com’è giusto che sia nel nostro tempo. La formazione proviene da Forlì, città che li ha visti muovere i primi passi nel 2006. La loro musica è scesa sin da subito nelle strade, preferendo l’immediatezza del contatto con il pubblico alle sedute di studio al chiuso. Un modo ineccepibile per provare e provarsi, per valutare la tenuta di un brano e cogliere in tempo reale la risposta emozionale di chi ascolta. Così, da una piazza all’altra, da una piccola festa paesana al Buskers festival di Barcellona e ai palchi delle rassegne jazz, GATTAMOLESTA si è costruita una solida reputazione di band sanguigna e travolgente. Il front-man e ideatore del gruppo è Andrea Gatta, cantante e chitarrista dall’indubbio appeal, che grazie al suo carisma è in grado di stabilire un’immediata complicità con i presenti. A completare il quartetto troviamo musicisti di ottimo livello quali Nicolò Fiori al contrabbasso, Jader Nonni alla batteria e Luigi Flocco alla fisarmonica. Se amici e ospiti non mancano mai durante gli spettacoli dal vivo, lo stesso accade in Czeleste, dove si ascoltano il trombettista Eusebio Martinelli, Aleksandar Rajkovic al bombardino e Fabrizio «Biccio» Benevelli ai sassofoni e clarinetti. Il suono di GATTAMOLESTA è vivo e pulsante sin dai titoli (Estasiatica, Polka Punk. Boia Giuda Criminale) e nei brani, tutti originali e firmati dal capobanda, si percepisce forte e chiara, a livello strumentale, la fascinazione per i mille rivoli della musica balcanica sia del passato sia del presente (Bregovic, Kusturica, Gogol Bordello), nonché in generale il debito verso l’estetica gitana. I testi, rigorosamente in italiano, rivelano invece la tensione verso il superamento dei cliché del cantautorato del Bel Paese, proponendo versi surreal-dadaisti ubriachi di ironia e sentimenti forti, contestualizzabili in una linea d’autore che da Tom Waits arriva sino a Vinicio Capossela. Un canto libero, quello dispiegato dai romagnoli GATTAMOLESTA, che testimonia come la musica possa ancora essere vissuta, anche nella nuova era glaciale e digitale, sotto una forma semplice ma dal contenuto traboccante di umanità.