DANCING

Il jazz degli albori era prima di tutto musica da ballo, un fatto che è troppo spesso dimenticato al giorno d’oggi. Solo più tardi, a partire dallo ‘swing’ e ‘Bebop’, il jazz si è affermato come musica da concerto. Il quartetto ‘Echoes of Swing’ ha messo il ballo al centro dell’attenzione nel suo ultimo album ‘Dancing’. Il pianista Bernd Lhotzky, il sassofonista Chris Hopkins, il trombettista (e cantante) Colin Dawson e il batterista Oliver Mewes sono però certamente più di una ‘dance band’, e anche se hanno le loro radici nel jazz classico, non hanno nulla in comune con le tendenze ‘retrò’ o ‘neo-swing’. L’album ‘Dancing’ è un’antologia che offre uno sguardo ironico sull tema della danza nel jazz, a volte facendo dei collegamenti sorprendenti. Ad esempio una Gavotta di Bach dalla suite inglese n ° 6, una danza barocca quindi, si trasforma in una esplosione musicale effervescente da cui parte un viaggio attraverso le mille sfaccettature della danza nel jazz. Un terzo dei brani sono composizioni originali di Lhotzky, Hopkins e Dawson. «Più che mai, questo album è un lavoro di squadra cooperativo – spiega Lhotzky – noi non ci vediamo tanto come quattro solisti, ma soprattutto come un insieme». Una squadra che collabora ininterrottamente da quasi 20 anni, non c’è da stupirsi quindi che gli ‘Echoes Of Swing’ abbiano trovato il loro suono distintivo composto da musicalità impeccabile, una conoscenza capillare della storia della musica, buon gusto e un senso dell’umorismo malizioso.