ETERNAL RING

Milly crea canzoni che ribollono e scintillano. La band di Los Angeles, guidata dal cantautore Brendan Dyer, trova il potere nella lenta combustione: la loro musica porta la tensione della superficie di un lago pochi istanti prima che colpisca una tempesta, o di una lastra di vetro che pochi istanti prima che si frantumi. Il loro album di debutto “Eternal Ring” è cinetico, fisico e spesso un po’ instabile: un misto di musica emo e indie intrisa degli anni Novanta che fermenta da lungo tempo, nutrendosi di se stesso fino a diventare qualcosa di completamente nuovo. Una profonda prima affermazione di Dyer e del suo più stretto collaboratore, il bassista Yarden Erez, asserisce che si tratta di un disco che prende l’ansia dell’America moderna e la filtra attraverso una lente prismatica, fortemente individualista, risultando in qualcosa di intenso, tonificante e profondamente moderno. L’influenza di band come Pavement e Guided By Voices su “Eternal Ring” è più profonda della semplice estetica. Ispirato dall’atmosfera rozza e in qualche modo miracolosa di dischi come “Slanted and Enchanted” e “Bee Thousand”, Dyer ha scelto di avvicinarsi alla registrazione del disco in un modo che onorasse ed enfatizzasse le registrazioni iniziali, il risultato è un album con un’immediatezza senza fronzoli. Scritto durante i primi giorni della pandemia, “Eternal Ring” tratta spesso della sensazione cataclismica della società moderna: la sensazione che il mondo potrebbe finire domani, o anche oggi. Un disco sul caos del mondo, però, non può esistere senza vedere anche un po’ della sua bellezza. “Eternal Ring” è un album radicato, profondamente, nel qui e ora – un’elegia per il mondo moderno che riesce ancora a portare fili di amore e luce. È innegabilmente una delle musiche più pesanti che la band abbia mai realizzato, oltre ad alcuni dei più belli, un disco sulla cura e la compassione che è crudo, reale e, in un momento come questo, totalmente vitale.