MOON IS HERE

Le storie antiche del Jazz dei pionieri ci hanno tramandato per mezzo di una sterminata produzione fonografica il sacro fuoco e il cammino possente di questa centenaria splendida musica. Ogni passo equivale ad un poderoso squarciare la terra come ogni respiro e ogni nota emessa da Ben Webster, Coleman Hawkins, Dexter Gordon, Joe Henderson e poi Sonny Rollins, John Coltrane, Wayne Shorter, Michael Brecker…La lista prosegue infinita cosi come “quel fuoco dentro”, prezioso e inestimabile che muove l‘energia e l’entusiasmo di un sassofonista come Claudio Giambruno. All’impegnativo appuntamento col debutto discografico Giambruno si presenta musicalmente preparato e ben consapevole. Questo primo lavoro che apre ufficialmente la sua carriera da band leader non è dunque un punto di arrivo ma un punto di partenza dalle molteplici e prolìfiche sfaccettature. Il giovane sassofonista siciliano dimostra infatti di possedere tutte le carte in regola nell’esposizione del suo ricco campionario compositivo sin dall’inizio del disco. Un lavoro che si apre con Song for Stef dedicato Stefano D‘Anna, maestro fondamentale per Claudio nello sviluppo di un suono e di una espressione sassofonìstica rigorosa divenuta determinante. L’attraente turnaround del tema segna inevitabilmente le differenti coordinate che si diramano nel corso delle tracce successive del lavoro. Blu dalla Finestra è infatti un middle tempo dalle pulsazioni dense e ben dosate, pur contenenti sapienti interscambi tra il sassofonista e la preziosa ritmica (con Tarantino e Primavera in gran spolvero), e in particolare con il pianismo sobrio e cristallino di Seby Burgio. Un blues dal vivace e saltellante tema è poi Sonnie the Cat dal quale si evincono i raffinati moduli estetici del leader. In questo caso proprio Giambruno sprigiona talento creativo e autorevolezza nello “smuovere le acque” della tradizione, argomenti che egli stesso insieme a Brusca e Tarantino conosce a fondo e ben interpreta. Altro giovane nome consolidato del nuovo jazz italiano è il trombettista Dino Rubino, ospite delizioso in Voce Vai Ver a firma di Tom Jobim. Qui, come nell’emblematica rilettura della classica Moonlight Serenade, vi è tutta la sapiente esposizione del leader che racchiude una dizione bilanciata e affascinante, sia nei contenuti che nella dimensione emozionale delle dinamiche. La sorpresa della coda la dice lunga sul districarsi dell’evoluzione narrativa impressa alla chiusura dell’indimenticabile ballad di Glen Miller. Moon ls Here, composizione originale che da il titolo alla raccolta stupisce altresì per la frantumazione del maturo changin’ escogitato dal collettivo. E se My Pictures (nuovamente con Rubino) è l’episodio più dolce e leggiadro nei suoi giochi ad incastro sempre “periferici” ed emotivi, la Springtime finale fornisce una degna chiave di volta di un bop scoppiettante dalle allegre venature latin, con Brusca diabolico e fantasioso, Giambruno sempre accattivante nelle sue moderne e fresche suggestioni, senza dimenticare Burgio euforico in scatti di solitudine a dare sprint alla bella composizione inedita, quest’ultima regalata al leader dal pianista Giovanni Mazzarino. Nessuna legge, ma proprio nessuna, impone ad un musicista la data della sua nascita artistica, né tanto meno la data della sua scadenza. Claudio Giambruno alla guida di un cast dal carattere esplosivo, raggiunge compiutamente un primo sorprendente bilancio di questa sua opera d’esordio. Energia, senso della prospettiva, completezza strumentale, esteso vocabolario espressivo completano le grandi doti di Claudio Giambruno un musicista che merita una ragguardevole attenzione e che offrirà in un prossimo futuro risvolti sempre nuovi sicuramente ìntrisi di grande intensa emozione.

Gianmichele Taormina