SHIR DEL ESSALEM – CANTI PER LA PACE

OVADIA MONI

Codice EAN

8015948300077

Etichetta

PROMO MUSIC

Data di pubblicazione

04/11/2005

In Stock

7,23

Disponibile

Il musicista serbo-croato Aleksandar Sasha Karlic, direttore del Theatrum Instrumentorum, il celebre attore e cantante Moni Ovadia ed il cantante palestinese dei territori occupati Faisal Taher, si incontrano per dar vita ad un programma che è un inno alla pace ed alla tolleranza. Sullo stesso palco artisti di differenti culture e nazionalità si uniscono per cantare le musiche delle tre religioni monoteiste: cristiana, ebraica e musulmana. Fin dai tempi più remoti, la musica ha avuto il potere di trascendere i confini di religione, cultura, geografia e etnicità. Certamente era questo il caso della Spagna medievale, dove la musica aveva collegato le culture cristiana, ebraica ed islamica in modi che ancora risuonano attraverso i secoli. Nella seconda metà del secolo XV, i popoli della Spagna, Cristiani, Ebrei e Musulmani, erano in gran parte mischiati a livello di cultura, lingua e sangue. In questo concerto sono presentati alcuni frutti musicali di questo incrocio, forse unico nella storia. Ad esempio, secondo lo scrittore e studioso messicano Carlos Fuentes, più di un quarto delle parole nella lingua spagnola corrente hanno radici arabe, per non parlare della musica flamenco contemporanea. I “Mori” hanno portato in Spagna i loro strumenti musicali, specialmente gli strumenti a corde, che sono diventati così importanti nelle loro incarnazioni europee dal Medioevo ad oggi. Ancora ai giorni nostri le influenze orientali sul linguaggio musicale, sulle forme poetiche e sulla prassi esecutiva del repertorio tradizionale di tutto il Mediterraneo sono enormi.

Le Cantigas di Santa Maria (che narrano i miracoli della Vergine Maria) è la più importante raccolta di monodia cortese dell’Europa medievale, pervenutaci in quattro manoscritti del XIII secolo. Per quanto riguarda gli autori, non vi sono indicazioni, ma per alcune Cantigas si può supporre che la mano sia quella del re Alfonso X “Il Saggio” in persona. Per il resto si tratta del prodotto della sua corte cosmopolita. Da sovrano illuminato, Alfonso si circondò di quanto meglio gli potevano offrire scienziati, letterati e musicisti cristiani, arabi ed ebrei.

Nel proseguimento dello spettacolo, oltre alla cantilazione del Corano e al grande genere della musica classica araba muwashah, nato nel medioevo in seno alla scuola arabo-andalusa (più tardi diffuso anche nel medio oriente), si presentano anche i canti e le musiche degli Ebrei sefarditi, espulsi dalla Spagna nel 1492 e dal Portogallo nel 1508. La cultura del canto sefardita in giudaico-spagnolo ha ricevuto negli ultimi anni una grandissima attenzione, in particolare attorno alla ricorrenza, nel 1992, del cinquecentesimo anniversario dell’espulsione degli Ebrei da tutti i territori della Corona di Spagna. Questo interesse pare fortunatamente non conoscere battute d’arresto. Il canto sefardita si origina in una Spagna intrisa di elementi arabo-moreschi e prosegue in un esilio che si disperde attraverso il Levante mediterraneo, il Nord Africa, l’Italia, Il Medio Oriente, la Penisola balcanica. Ci sembra imprescindibile dunque fare riferimento alle culture di quei tempi e quei luoghi.

Theatrum Instrumentorum si propone, in questa prospettiva, di utilizzare una strumentazione mista antica-mediorientale ( spesso di fatto poi “antico” e ” mediorentale” stessa cosa sono…) e di ricercare soprattutto nella vocalità una matrice etnica più “aspra”, emersa dal mare sonoro mediterraneo. L’intento è di ripristinare, dopo anni di ricerca accurata e appassionata, una originarietà culturale e timbrica e tentare di vitalizzare questi tesori musicali affinché lo smaliziato ascoltatore moderno possa coglierne appieno tutta la forza e la bellezza.

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