«Suonava in tal modo da far parlare lo strumento» così riporta la testimonianza di Charles Burney nel suo Viaggio in Italia su Antonio Vandini. Sacerdote, compositore e violoncellista di chiara fama, Antonio Vandini ricoprì importanti incarichi a Bergamo, Venezia (dove verrà in contatto con Vivaldi), e nella Basilica di Sant’Antonio a Padova a fianco di Giuseppe Tartini, con il quale prenderà anche servizio per 4 anni presso il conte di Praga. Vandini continuuerà la propria attività musicale lavorando a stretto contatto con Tartini, come ci testimoniano gli scambi di lettere tra Vandini e Padre Martini e tra quest’ultimo e Tartini. Dal 1769 Vandini ospita Tartini, ormai vedovo, nella sua casa sino al 1770, anno della scomparsa del sommo violinista. Nel 1776 lascia il proprio posto ad un allievo e torna a Bologna, dove si spegne due anni più tardi. Non ha lasciato una grande quantità di opere, quelle che ci sono pervenute testimoniano inequvocabilmente come Padre Vandini entri a far parte di diritto di quella grande scuola bolognese del violoncello che vede tra i suoi maggiori esponenti Gabbrielli, Franceschini, Vitali e Degli Antoni. Antonio Mostacci, accompagnato dal Bologna Baroque Ensemble, utilizza per la parte solistica un violoncello piccolo a 5 corde di scuola Testore, 1750 ca.
1-3. Sonata in Do maggiore
4-6. Sonata in la minore
7-9. Sonata in Sib maggiore
10-12. Sonata in Mi maggiore
13-15. Sonata in Sib maggiore
16-17. Sonata in Do maggiore