WARTBURG

1.283 chilometri separano Oslo dal Castello di Wartburg a Eisenach, in Germania. È una distanza che può essere percorsa in molti modi tra cui attraverso questi due album di Michael Wollny: “Oslo” e “Wartburg”. Come molte delle cose migliori, anche nella musica, la genesi di questi due lavori, e la scelta di pubblicarli in contemporanea, è imprevista. Dal 5 al 7 settembre 2017, il produttore e fondatore della ACT Siggi Loch aveva invitato Wollny, il contrabbassista Christan Weber e il batterista Eric Schaefer a Rainbow Studio di Oslo per registrare un nuovo album di trio. Per il terzo giorno in studio fu organizzata anche la partecipazione del Norwegian Wind Ensemble diretto da Geir Lysne, una formazione con cui Wollny aveva già collaborato dal vivo. Da quella registrazioni è nato l’album “Oslo”, incentrato sul trio e arricchito dall’ensemble con un’ouverture, una parentesi e infine una bizzarra coda come traccia bonus.  Una settimana dopo la registrazione, il trio di Wollny si è recato a Eisenach per tenere un concerto in occasione del 25° anniversario di ACT. In quell’occasione al trio si è aggiunto anche il sassofonista Emile Parisien come ospite su alcuni brani. Quando Siggi Loch ha riascoltato la registrazione di quel concerto non ha potuto fare a meno di decidere di pubblicarlo. A quel punto la scelta più ovvia sarebbe stata unire le due registrazioni in un’unica produzione, ma, nonostante fosse passata solo una settimana, le differenze in termini di suono ed atmosfera erano tali da non poter riunire le due registrazioni in modo logico e coerente. «In studio, lavoriamo su singoli brani – spiega Wollny – che verranno riorganizzati successivamente; durante un concerto si tratta invece di far fluire le storie come un grande fiume». Inoltre le registrazioni di “Oslo” risultano più delicate e costruite con cura; mentre quelle di “Wartburg” sprigionano tutta l’energia e l’immediatezza della musica dal vivo.